La scuola ionica non aveva accettato il divenire del mondo, che si manifesta nel nascere, perire e mutare delle cose, come un fatto ultimo e definitivo, perché aveva cercato di rintracciare, al di là di esso, l'unità e la permanenza della sostanza. Non aveva tuttavia negato la realtà del divenire. Tale negazione è opera della scuola eleatica, che riduce il divenire stesso a semplice apparenza ed afferma che la sostanza sola è veramente Per la prima volta, con la scuola eleatica, la sostanza diventa di per se stessa principio metafisico: per la prima volta, essa è definita non come elemento corporeo o come numero, ma solo come sostanza, come permanenza e necessità dell'essere in quanto tale. Il carattere normativo che la sostanza rivestiva nella speculazione di Anassimandro, che vedeva in essa una legge cosmica di giustizia, carattere che era stato espresso dai Pitagorici con il principio che il numero è il modello delle cose, viene assunto come la definizione stessa della sostanza da Parmenide e dai suoi seguaci. Per essi la sostanza è l'essere che è e deve essere: è l'essere nella sua necessità nella sua unire e immutabilità, che ne fa l'unico oggetto del pensiero, l'unico termine della ricerca filosofica. Il principio dell'eleatismo segna una tappa decisiva nella storia della filosofia. Esso presuppone indubbiamente la ricerca cosmologia degli Ionici e dei Pitagorici, ma la sottrae al suo presupposto naturalistico e la porta per la prima volta su quel piano ontologico nel quale dovevano radicarsi i sistemi di Platone e di Aristotele.