La battaglia si svolse l’11 Giugno del 1289 nella piana alluvionale dell’alto Casentino estesa sulla riva sinistra dell’Arno poichè i Guelfi decisero di sorprendere gli avversari passando per il Passo della Consuma, tragitto montano tutt’altro che agevole nel XIII secolo, invece che scendere in Valdarno, naturale percorso da Firenze verso Arezzo. Consapevoli della loro inferiorità numerica ma anche del loro superiore addestramento gli aretini riposero la possibilità di ottenere la vittoria conducendo un deciso attacco al centro dello schieramento avversario furono gli aretini, com’era uso all’epoca, a mandare il guanto di sfida agli avversari per chiedere battaglia. I fiorentini, accettata la sfida, schierarono le truppe in tre file compatte con le ali protette da speciali fanti dotati di grandi scudi (palvesi) mentre gli aretini si disposero secondo la consueta disposizione a tre file: la prima formata dai fenditori a cavallo; la seconda dal resto della cavalleria e la terza dai fanti. La battaglia iniziò con il subitaneo attacco della cavalleria ghibellina diretto al cento dello schieramento nemico con l’evidente scopo di spezzarne le file prima che il numero delle forze avversarie prendesse il sopravvento. In effetti la carica dei fenditori e delle unità appiedate che seguivano al grido di San Donato Cavaliere (il patrono di Arezzo) produsse un impatto dirompente penetrando profondamente nella formazione guelfa che fu costretta ad arretrare. Ciò nonostante le file fiorentine riuscirono a ricompattarsi e quindi a prendere lentamente il sopravvento bloccando il nemico tra le ali di fanteria. Il definitivo colpo di grazia alle truppe ghibelline fu inferto dal fiorentino Corso Donati che, in contrasto con l’ordine ricevuto di mantenere la posizione, al comando della cavalleria di riserva guelfa di Lucca e di Pistoia attaccò al fianco i nemici già in mischia. Dal lato opposto il comandante della riserva aretina Guido Novello non fu altrettanto valoroso e vista la mala sorte, fuggì nel suo castello. La battaglia per i ghibellini era perduta, fortunatamente per loro i resti dell’esercito trovarono rifugio entro le mura di Arezzo grazie ad un forte temporale che ostacolò l’inseguimento dei vincitori. La vittoria ottenuta a Campaldino non fu determinante per la risoluzione del conflitto tra i Fiorentini ed i Guelfi di Toscana contro i Ghibellini poichè i vincitori, invece di proseguire rapidamente verso Arezzo, indugiarono nell’assedio dei castelli del Casentino dando così tempo ai Ghibellini per riorganizzarsi. L’evento storico di Campaldino è ricordato da una colonna eretta nel 1921 sulla strada statale (al bivio verso Pratovecchio). Un’iscrizione sul monumento (Inferno XXII, 4-5) ricorda che Dante Alighieri partecipò alla battaglia come feditore a cavallo guelfo, cioè nel ruolo di cavaliere schierato nelle prime file incaricate di iniziare lo scontro con il nemico.