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 LO SVILUPPO DELLA MONARCHIA NELLA PENISOLA IBERICA

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MessaggioTitolo: LO SVILUPPO DELLA MONARCHIA NELLA PENISOLA IBERICA    LO SVILUPPO DELLA MONARCHIA NELLA PENISOLA IBERICA  Icon_minitimeVen Lug 02, 2010 7:35 am

L’invasione del 711, diede inizio al dominio degli Arabi su buona parte della Penisola Iberica. Solo le regioni delle Asturie, della Navarra e la costa catalana, riuscirono a mantenere la propria indipendenza. Il dominio arabo raggiunse un periodo di grande splendore e nella Penisola venne formato un emirato che già nell’VIII secolo si separava dal califfato di Damasco, mentre nel X secolo si trasformava esso stesso in un grande califfato,del quale facevano parte anche numerose popolazioni dell’Africa del Nord. La sua capitale venne stabilita nella città di Cordova, . La Spagna fu una delle regioni nella quale si sviluppò maggiormente la civiltà Araba, che da lì si trasmise al resto dell’Europa. L’economia conobbe un grande sviluppo grazie anche agli attivi commerci con il mondo arabo, così come pure l’industria. Le lettere, la filosofia e le arti arabe, fecero scuola in Europa. Dopo tre secoli di grande fioritura, lo Stato arabo vide l’inizio della propria decadenza a causa della diffusione del feudalesimo, che minava il potere dell’autorità centrale. Alla metà dell’XI secolo, l’esteso califfato di Cordova si presentava diviso in 23 piccoli stati feudali, tra i quali comparivano anche alcune repubbliche cittadine. La causa che maggiormente incidette sulla decadenza dello Stato arabo di Cordova, fu l’abisso esistente tra il governo ed i suoi sudditi. Diversamente da quanto era avvenuto in altri paesi sottomessi dagli Arabi, gli iberici non ebbero alcun vantaggio da questa invasione, poichè quelli che invasero la Spagna, non erano dei primitivi cavalieri del deserto con le proprie istituzioni egalitarie, ma bensì degli eserciti di conquistatori provenienti da paesi dove già si era diffusa una forma di feudalesimo arabo. Essi considerarono la Penisola Iberica come una terra di conquista, assogettando la popolazione locale a pesanti imposte e alla servitù feudale. Questo impedì l’integrazione tra i Mauri, modo nel quale venivano chiamati gli Arabi dagli spagnoli, ed i locali. Pochi iberici accettarono la lingua araba e meno ancora la conversione all’islamismo; questi ultimi vennero definiti renegatos. La gran parte della popolazione e specialmente i contadini, vedeva nei Mauri lo straniero infedele e lo sfruttatore feudale, ed era quindi portata a combattere e a sostenere la lotta condotta dagli Stati del Nord, rimasti indipendenti, contro i Mauri. La lotta di liberazione iniziò già al momento dell’invasione e terminò verso la fine del XV secolo, quando cadde la città di Granada. Fu durante questa lunga lotta secolare che si formarono gli Stati nazionali Iberici. Questa lotta prese il nome di Reconquista, ebbe un significato religioso, nazionale e sociale. La guerra, inizialmente combattuta sulla difensiva, divenne in seguito una guerra offensiva, intesa a riconquistare i fertili territori occupati dagli invasori e liberare le popolazioni oppresse. Alla lotta parteciparono tutti i ceti della popolazione, e da essa ebbero origine le istituzioni degli Stati iberici e determinò il carattere nazionale spagnolo e portoghese. La Reconquista venne iniziata dal Regno delle Asturie, che tra i secoli VIII e IX, riuscì ad estendere il proprio dominio su tutto il nord della penisola. Agli inizi del X secolo, gli Asturiani iniziarono la loro avanzata verso il mezzogiorno della Spagna conquistando la città di Leon che divenne la nuova capitale, dalla quale prese nome il nuovo Regno di Leon. Altre campagne militari, condotte tra il X e l’inizio dell’XI secolo, portarono ad un ampliamento dei domini del Regno in direzione degli altipiani centrali, dove vennero edificati numerosi castelli, dai quali prese poi il nome la regione della Castiglia, composta dalla Vecchia Castiglia, conquistata per prima, e Nuova Castiglia, la cui conquista venne ultimata nel 1085 con la liberazione di Toledo, che divenne la capitale del Regno di Castiglia. A ridosso dei Pirenei si trovava il Regno di Navarra, che però non ebbe una parte importante nella Reconquista. Nel frattempo un altro regno si andava formando nella Marca spagnola, fondata da Carlo Magno: il Regno di Aragona, che nel 1118 riprese agli Arabi la città di Saragozza, facendone la sua capitale. Successivamente esso si fuse con la Contea di Barcellona, estendendo così il proprio territtorio sull’Aragona e la Catalogna. Per ultimo, nell’Occidente della penisola si formò, agli inizi del XII secolo, il Regno di Portogallo, la cui capitale agli inizi fu Porto, successivamente trasferita a Lisbona. La fase centrale della guerra di Reconquista si svolse tra il XII secolo e gli inizi del XIII. Nel corso del XII secolo, i castigliani entrarono diverse volte in Andalusia e la battaglia decisiva venne combattuta nel 1212 a Las Navas de Tolosa. I Mauri chiamarono in proprio aiuto i loro correligionari dal Marocco, ma nonostante i copiosi rinforzi giunti dall’Africa, vennero sconfitti dagli eserciti uniti di Castiglia, Aragona e Navarra. La vittoria aprì le porte del Sud agli eserciti spagnoli: nel 1236 i Castigliani occuparono la città di Cordova e nel 1248 Siviglia. Nel contempo gli Aragonesi si impadronirono della regione di Valenza e delle isole Baleari, mentre i Portoghesi raggiunsero le foci della Guadiana. Ai Mauri restò solo l’emirato di Granada, che sopravisse fino al 1492. Dei quattro Stati cristiani della penisola, il Regno di Navarra era il meno esteso e il più montagnoso; per questi motivi non ebbe un grande sviluppo e cadde ben presto sotto l’influenza francese. Il Portogallo, soddisfatto della propria indipendenza, non aveva molto interesse per i fatti riguardanti la penisola, impegnato com’era nei traffici commerciali e nelle lotte contro gli Arabi del Marocco, suoi concorrenti in questo settore. Il Regno di Castiglia, il cui sforzo fu determinante per la liberazione della Spagna, divenne lo Stato iberico più importante: la sua lingua e la sua letteratura, costituirono la base della lingua e della letteratura spagnola, mentre la monarchia castigliana si dimostrò a distanza di qualche secolo, fondamentale per l’unificazione del Paese. Durante i secoli di lotta per la liberaziaone dai Mauri, si erano formate le prime istituzioni del Regno di Castiglia, che appariva come una tipica Monarchia degli Stati o corporativa. Le prime Cortes, che corrispondevano al Parlamento, si riunirono per la prima volta nel 1188, molto prima quindi del Parlamento inglese e degli Stati Generali francesi. Una caratteristica delle Cortes, fu che a fianco dei nobili, del clero e dei borghesi, sedevano anche dei rappresentanti dei contadini, che grazie alla loro massiccia partecipazione alla lotta di Reconquista, ottennero non solo la liberazione dai Mauri, ma anche quella dai feudatari spagnoli. Oltre ad essi, anche gli artigiani ed i piccoli commercianti delle città, che avevano partecipato attivamente alla guerra di liberazione arruolandosi negli eserciti reali, poterono contare su ampi fueros, ossia diritti e privilegi, per le proprie città. La secolare guerra contro gli Arabi, portò alla formazione di una nobiltà orgogliosa e guerriera, che al termine della guerra, non potendo più fare affidamento sui ricchi bottini rimediati nel corso degli scontri, iniziò a ridurre i diritti dei contadini e a condurre guerre intestine e ribellioni contro l’autorità regia. Dopo il XII secolo la maggiore attività dei reali di Castiglia era tutta mirata alla lotta contro le ribellioni dei nobili. In questo scontro, la monarchia non seppe mai sfruttare al meglio l’aiuto che le poteva venire dalle città, ed in tal modo non le fu possibile contrastare in maniera adeguata le pretese della nobiltà che rimase pertanto molto potente. Nel Regno di Aragona, che rispetto alla Castiglia ebbe una parte minore nella guerra contro i Mauri, i contadini videro peggiorare le loro condizioni dopo la Reconquista: i malos usos introdotti dai feudatari violando le vecchie consuetudini, permettevano la vendita del contadino senza la terra sulla quale era stanziato, trasformando così la servitù della gleba in schiavitù vera e propria. I nobili aragonesi, furono nei confronti dei loro re, ancora più prepotenti dei castigliani. Le Cortes del Regno di Aragona, erano composte esclusivamente da nobili, che tenevano sotto stretto controllo l’attività della corte regia, a tal punto che fra una sessione a l’altra, rimaneva attiva una Deputazionedelle Cortes stesse, incaricata di sorvegliare il re. I signori aragonesi potevano essere giudicati solo da un giudice da loro eletto, il Gran Giudice, che il re non aveva il potere di destituire, ed essi potevano cedere i loro feudi a degli stranieri senza necessitare del permesso del sovrano; era loro facoltà muovere guerra anche contro il re stesso. Questa nobiltà così irriverente, spinse presto il Regno di Aragona ad avventure di conquista fuori dalla penisola iberica: nella seconda metà del XIII secolo, il dominio aragonese si estese alla Sicilia e alla Sardegna, aprendo in questo modo la strada alla conquista spagnola dell’Italia.
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