Dopo il 476 gli Imperatori Bizantini si dedicarono con particolare attenzione alla ricostruzione politica dello Stato, stravolta in Occidente dalle invasioni barbariche. I successori di Giustiniano, che durante il proprio regno era riuscito a riunire all’Impero l’Italia, l’Africa settentrionale e la parte meridionale della Spagna, dovettero impegnare tutte le proprie energie nella difesa dei possedimenti imperiali minacciati da Arabi, Persiani e Slavi. Fu così che l’Impero d’Oriente iniziò a perdere il proprio carattere universale, riducendosi alle province balcaniche, e italiane nel continente europeo e all’Asia Minore in Oriente, mentre la lingua greca, più in uso presso le popolazioni del Mediterraneo orientale, subentrò al latino come lingua ufficiale dell’Impero. Anche la Chiesa d’Oriente operò la conversione di numerose popolazioni di ceppo slavo nei Balcani ed in Russia, portando tra esse principi di cultura e di comportamento che sussistono tuttora: l’alfabeto cirillico, derivato dal greco ed in uso presso Serbi, Russi e Bulgari, ed il forte senso di obbedienza nei riguardi dell’autorità dello Stato, che in quell’epoca era rappresentata da un basileus, un capo dotato di potere religioso e politico. In tal modo la Chiesa orientale, a differenza di quella romana in Occidente, divenne un potente strumento di potere del quale si servivano gli imperatori. Nonostante le drammatiche viccissitudini, l’Impero Bizantino espresse una raffinata civiltà che in seguito si sarebbe trasmessa anche in Occidente, tramite i rapporti commerciali e le Crociate. Con la propria accanita resistenza, l’Impero d’Oriente assolse al compito di una difesa indiretta dell’Europa e della conservazione a vantaggio delle generazioni future, del magnifico ed insostituibile patrimonio culturale, civile ed artistico, ereditato dal mondo greco-romano. Costantinopoli, unica vera metropoli dell’Impero, ne era anche il centro politico, religioso ed economico. La capitale era inoltre ricca di splendidi edifici e monumenti, tra i quali spiccavano per importanza la basilica di Santa Sofia, le biblioteche, l’ippodromo e i palazzi imperiali. La città sulla terraferma era protetta da una cerchia di mura inespugnabili, mentre sul mare era difesa da una flotta molto efficiente e numerosa, che utilizzava come miglior arma contro le navi nemiche il cosiddetto fuoco greco, un miscuglio infuocato di petrolio e pece, che veniva diretto contro le navi avversarie per mezzo di tubi flessibili e dei mantici, funzionando come un lanciafiamme come quelli ancora in uso ai nostri tempi. L’attivissimo commercio convogliva a Costantinopoli diversi generi di prodotti provenienti dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa, dando così impulso alla produzione di ogni tipo di manufatti, che rappresentavano una fonte inesauribile di entrate per il fisco bizantino.