All’inizio del XII secolo, l’Italia era il paese europeo dove il processo di affrancamento delle città dal dominio feudale e imperiale si era sviluppato maggiormente. Oltre alle quattro Repubbliche Marinare, Venezia, Genova, Pisa e Amalfi, che da tempo si erano rese indipendenti, numerosissime altre città dell’Italia ccentrale e settentrionale erano riuscite ad ottenere diritti comunali più o meno ampi. Per raggiungere il loro scopo, tutte queste città avevano approfittato della lotta che il Papato aveva iniziato contro i vescovi simoniaci e contro l’Impero che li appoggiava, per tentare di abbattere o almeno limitare il potere esercitato dai vescovi e dai feudatari più potenti, grandi sostenitori del potere imperiale. Le città approfittarono anche della debolezza nella quale si trovavano gli imperatori, che pur di riuscire ad assicurarsi il loro favore, al fine di contrastare il sempre più crescente potere dei feudatari maggiori, fecero alle città larghe concessioni come l’esenzione dai tributi, anche se in realtà i Comuni godevano giàdi una notevole autonomia. Contro questa autonomia si battè Federico I Barbarossa, la cui politica in Italia era tutta tesa a ristabilire l’autorità imperiale sui Comuni e il predominio dell’imperatore sul papa.