Perché deve esistere un sapere che si chiama filosofia? Non sono sufficienti il buon senso da un lato e la scienza esatta dall'altro? No: dire che deve esistere la filosofia è quanto dire che l'uomo deve usare la sua ragione, deve coltivare il giudizio sulla realtà. Un buon senso che non ammettesse almeno implicitamente uno sviluppo logico, una fondazione razionale, non sarebbe buon senso. Il buon senso è tale se è una implicita filosofia (e ovviamente anche viceversa: la vera filosofia non può che esplicitare e sistematizzare il buon senso). La scienza poi è valida e importante, ma non esaurisce tutto. Vediamo perché.
1) l'esigenza di una spiegazione totale
C'è un desiderio di pienezza a) affettiva e b) conoscitiva, non solo non saziabile restando dentro l'ambito dell'immediato, ma drammaticamente contraddetto (dal male e dalla morte).
a) Affettivamente, avvertiamo l'insoddisfazione di ogni meta finita (ci sembrava che fosse proprio quella cosa a darci la felicità, e poi vediamo che non è così), dunque desideriamo qualcosa che vada oltre i particolari. E' quanto dire che non siamo animali, ovvero che c'è in noi una inquietudine, la non definitiva e perfetta soddisfazione di qualsivoglia bene particolare. Il che significa che oltre alle tante, particolari esigenze (di mangiare e bere, di avere una casa, dei rapporti affettivi e interpersonali, di dormire e divertirsi) c'è una esigenza originaria, non appagabile da tutte quelle cose. Non si può ritenere umano uno che pensi solo a magiare, bere, dormire, far l'amore e lavorare. Io sono desiderio di felicità piena e perfetta.
Non solo perché i beni particolari risultano insoddisfacenti, ma vi è una spinta alla ricerca di un significato totale, oltre l'immediato, perché l'immediato è alla fine inesorabilmente risucchiato nel nulla: dobbiamo morire. Il desiderio è contraddetto dal male e dalla morte. Se la morte (delle persone care, passate e future, la mia morte) significasse la fine di tutto, il mio desiderio sarebbe frustrato. Per questo la vita non è “normale”, è problema.
N.B. bisogna avere una certa ingenuità nel senso di sincerità con sè stessi («se non ritornerete come bambini»), bisogna fidarsi della propria umanità, della propria natura, non nascondersi che si desidera la pienezza / che si ha paura della morte e del male (non facendo “i duri”).
b) Conoscitivamente, c'è in noi l'esigenza di capire, di spiegarci che cosa sia la realtà: ricerca del senso, del significato ultimo di tutto: perché si vive, perché esiste la realtà? A queste domande non può rispondere la ragione scientifica. La scienza non può dire se ho un'anima oppure no. Non può dire se esiste Dio oppure no. Non può dire che cosa sono il bene e il male.
Se fossimo animali non ci importerebbe niente della verità. Cos'è infatti la filosofia? la ricerca (filo) della verità (sofia), la ricerca della verità della propria vita e dunque della realtà ossia la ricerca del senso, del significato dell'esistenza e dell'essere. Nemmeno per chi crede, basta la fede. O meglio, da un lato la fede basta, in quanto è per il soggetto concreto l'assoluto esistenziale. Ma chi davvero crede non rinuncia alla ragione, nè ad essa abdica. Perché chi crede non può voler offendere Dio, in cui crede. Ma non riconoscere ed amare, fino in fondo e per quello che è davvero, la creatura è offendere il Creatore. Ora la ragione è creata da Dio, e la realtà, che la ragione è necessaria a far conoscere, è creata da Dio.